Per la costruzione dell’indicatore BIL si è adottato un modello di tipo formativo nel quale la variabile latente “benessere” assume significato alla luce delle dimensioni e degli indicatori che la compongono (Diamantopoulos & Winklhofer, 2001). Un cambiamento nel gruppo degli indicatori formativi non modificherà solamente il valore della variabile latente ma comporterà anche una modifica della sua definizione operativa (Blalock, 1964). È quindi particolarmente importante il processo di legittimazione che è alla base della scelta di cosa includere nella definizione di benessere e quindi nella sua misurazione. Le dimensioni e gli indicatori del BES, alla luce della loro rappresentatività nel contesto italiano, rappresentano un naturale punto di partenza. Il framework BES individua circa 130 indicatori in dodici domini: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, sicurezza, benessere soggettivo, ambiente e paesaggio e patrimonio culturale, politica e istituzioni, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.
Basandosi su tali dimensioni, questo lavoro compie un passo successivo attraverso la costruzione di un indice composito di benessere a livello nazionale e regionale. Si è scelto un orizzonte temporale relativamente lungo, dal 2005 al 2018, che coprisse gli anni della crisi e che avesse indicatori aggiornati sino agli anni più recenti. All’interno dei domini si sono selezionati gli indicatori che rispettavano il criterio temporale prescelto e si è proceduto con l’imputazione, ove necessario, e con un’analisi multivariata esplorativa per indagare l’adeguatezza delle scelte e acquisire ulteriori informazioni sulla struttura dei dati. Dopo aver effettuato la normalizzazione delle variabili, si è passati alla procedura di aggregazione che si è svolta in due passaggi: la prima aggregazione è stata fatta a livello di dominio, allo scopo di ottenere un indice composito per ogni dimensione, successivamente si sono aggregati i domini e si è ottenuto l’indice di benessere finale. Il risultato del processo di selezione e aggregazione degli indicatori è una serie storica che parte dal 2005 e arriva al 2018, disaggregata per regione e con dati comparabili nella loro evoluzione temporale. Il lavoro si inserisce all’interno del crescente filone di letteratura sul Bes e contribuisce, con la costruzione di un nuovo indice composito, al dibattito sulla misurazione del benessere in Italia, fornendo un nuovo strumento in grado di stimolare il dibattito pubblico e fornire un ulteriore mezzo di analisi per i policy maker.
Tratto dal “Rapporto BIL”, prossima pubblicazione
Bibliografia
– Blalock, H.M. (1964) Causal Inferences in Nonexperimental Research, Chapel Hill, University of North Carolina Press, NC.
– Diamantopoulos, A., & Winklhofer, H. M. (2001). Index construction with formative indicators: An alternative to scale development. Journal of marketing research, 38 (2), 269-277.
Il Rapporto BES
Dal 2010 Istat, insieme ai rappresentanti delle parti sociali e della società civile, ha identificato una serie di indicatori con l’obiettivo di valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale: il “Benessere equo e sostenibile”, anche chiamato BES.
Per fare questo, i 12 domini fondamentali individuati con i quali viene misurata la qualità della vita delle persone e lo stato dell’ambiente, sono integrati con i tradizionali indicatori economici, quali il PIL.
A partire dal 2016, agli indicatori e alle analisi sul benessere si affiancano anche gli indicatori per il monitoraggio degli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite, scelti dalla comunità globale grazie a un accordo politico tra i diversi attori, per rappresentare i propri valori, priorità e obiettivi. La Commissione Statistica delle Nazioni Unite (UNSC) ha definito un quadro di informazione statistica condiviso per monitorare il progresso dei singoli Paesi verso gli SDGs : oltre 230 indicatori sono stati individuati.
I due set di indicatori mostrano notevoli analogie e risultano complementari, seppur solo parzialmente sovrapponibili. (si veda il quadro degli indicatori Bes inclusi nel framework SDGs).
Il BES nel DEF
Pubblicato annualmente, il rapporto Bes contiene l’analisi dettagliata degli indicatori individuati, con l’obiettivo di rendere il Paese maggiormente consapevole dei propri punti di forza e delle difficoltà da superare per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ponendo tale concetto alla base delle politiche pubbliche e delle scelte individuali.
L’Italia è il primo Paese che ha collegato gli indicatori di benessere equo e sostenibile alla programmazione economica e di bilancio, attribuendogli un ruolo nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche. Nel 2016, infatti, il Bes è entrato a far parte del processo di definizione delle politiche economiche, facendone emergere il conseguente effetto anche su altre dimensioni fondamentali per la qualità della vita.
Inizialmente furono approvati e presi in considerazione solamente alcuni indicatori selezionati, ma a partire dal DEF 2018 la lista completa dei 12 indicatori Bes, definita dal Comitato – composto da massimi rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’Istat e della Banca d’Italia, insieme a due esperti della materia di comprovata esperienza scientifica – e approvata dalle Commissioni parlamentari competenti, è entrata definitivamente a far parte dei processi di valutazione e programmazione della politica economica nazionale.
Per gli indicatori di benessere equo e sostenibile è previsto un allegato del Documento di Economia e Finanza che riporti un’analisi dell’andamento triennale e una valutazione dell’impatto delle politiche proposte. In aggiunta, il 15 febbraio di ciascun anno viene presentata al Parlamento – che avrà cura di trasmetterla a sua volta alle competenti Commissioni parlamentari – una Relazione BES, ovvero il monitoraggio degli indicatori e gli esiti della valutazione di impatto delle policy, sulla base degli effetti dell’ultima Legge di Bilancio.
